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Auto inquinanti, Ue: Stop alla vendita dal 2035. Anfia: “Al Sud 70mila posti a rischio”

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Auto inquinanti, Ue: Stop alla vendita dal 2035. Anfia: “Al Sud 70mila posti a rischio”

Scudieri: “Giusto equilibrio vero l’elettrico: più idrogeno e biocarburanti”.

Italia, Germania e Polonia contro la decisione Ue.

Settantamila posti di lavoro a rischio, nel solo Sud Italia, per un settore che garantisce all’intero Paese 80 miliardi di gettito fiscale all’anno, con l’impiego totale di un milione e 200 mila addetti.

Lo ribadisco all’unisono  le principali aziende e gruppi italiani di componentistica del settore Automotive insieme ai sindacati metalmeccanici, all’indomani del via libera definitivo dell’Europarlamento allo stop nel 2035 alle auto con motori diesel e benzina. “Una svolta che può mettere nei guai soprattutto l’Italia”, come ha più volte spiegato Anfia, l’Associazione guidata da Paolo Scudieri che rappresenta l’intera filiera nazionale automobilistica. “Nella sola produzione di componenti per motori termici sono impegnate 2.200 aziende, il 25% nel Mezzogiorno, per circa 160mila addetti, capaci di garantire un fatturato di oltre 50 miliardi di euro all’anno. I 70mila posti a rischio sono concentrati per lo più al Sud, -spiega l’Anfia in una nota- distribuiti in 445 aziende quasi tutte di piccole e medie dimensioni: per loro il futuro può diventare seriamente un incubo”.

L’accordo sul taglio delle emissioni di CO2 per auto e veicoli commerciali leggeri è stato raggiunto dal Parlamento europeo nel quadro delle misure previste dal piano Fit for55 . Al 2035, questa la decisione dell’Europa, dunque il taglio delle emissioni sul 2021 sarà pari al 100%, il che equivale allo stop alla vendita dei veicoli a motore termico, alimentati a benzina o a diesel.

VIA AI TAVOLI SU NEUTRALITA’TECNOLOGICA E INDIEPENDENZA ENERGETICA

Intanto all’indomani della decisione presa dall’Ue, la filiera della mobilità plaude all’apertura del dibattito in Italia e in Europa contro lo stop ai motori a benzina e Diesel al 2035.

La filiera esprime l’esigenza comune di adottare una visione realistica sui cambiamenti e sulla transizione ecologica in atto, privilegiando la neutralità tecnologica, le eccellenze industriali e l’indipendenza energetica. Argomenti presentati al Governo e sui prossimi tavoli di concertazione in sede Ue.

“Il settore automotive – ricorda Paolo Scudieri, Presidente di Anfia, in occasione del recente incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico- è un cardine dell’economia italiana ed europea. In un Paese come il nostro garantisce 80 miliardi di gettito fiscale all’anno e un milione e 200mila posti di lavoro. Ribadire la centralità di questo settore significa aiutare le giovani generazioni e il sistema economico del Paese. Oltretutto -prosegue- negli anni, da Euro 0 a Euro 6 sono state abbattute del 90% le emissioni di NOx e l’impegno per ridurre tutte le emissioni c’è sempre stato. Il salto tecnologico dell’elettrico è un salto senza rete, non possiamo permettercelo. Infrastrutturazione del Paese e autonomia energetica sono fattori fondamentali per la promozione della diffusione dell’elettrico. Ecco allora l’esigenza di misurarci su carburanti sempre meno inquinanti, come i biocarburanti, o sull’idrogeno come fonte energetica primaria: più tecnologie trasversali al sistema produttivo possono essere la risposta giusta ed equilibrata”.