Guida autonoma, una sfida globale da 400 miliardi
Guida autonoma, una sfida globale da 400 miliardi
Automotive. Lo scenario e le stime per il settore: entro il 2035 la guida autonoma potrebbe generare entrate tra i 300 e i 400 miliardi di dollari. Sono le stime del McKinsey Center for Future Mobility di Washington . Per la sicurezza, la previsione è che anche solo l’utilizzo degli Adas più avanzati (nuovi sistemi avanzati di assistenza alla guida) consentirebbe di evitare il 40% delle vittime della strada entro il 2040.
Intanto lo stop di Gm al progetto a San Francisco (8 miliardi di rosso dal 2016) riapre la discussione sul modello di sviluppo per la nuova mobilità.
Soltanto tre mesi fa Kyle Vogt, 38 anni, l’ormai ex ceo (e fondatore) di Cruise, compagnia di robotaxi controllata da General Motors, raccontava di una bambina investita e uccisa a San Francisco. E sosteneva che l’unico modo per limitare il numero delle vittime della strada è affidarsi alla guida autonoma. Poche settimane dopo, Cruise è stata costretta a fermare i suoi 950 taxi a guida autonoma (Livello 4 della classificazione Sae, Society of Automotive Engineers) in servizio da agosto. Motivo: il 2 ottobre un altro veicolo aveva investito un pedone, sbalzato sotto le ruote del robotaxi. Quest’ultimo aveva trascinato la donna per alcuni metri. Vogt si è dimesso il 19 novembre lasciando una compagnia in perdita per 8 miliardi di dollari dal 2016 e per oltre 700 milioni solo nell’ultimo trimestre. «La domanda giusta – commenta il professor Sergio Savaresi, docente al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano – dovrebbe essere questa: un umano avrebbe potuto evitare quell’incidente? La risposta è no. I robotaxi di Cruise fanno più incidenti dei taxi normali? No. Questo è un caso in cui il bene del singolo gioca contro il bene della collettività». Insomma, débâcle definitiva? Ancora no. Il punto è che la tecnologia c’è. Il problema è creare l’ecosistema per dei mezzi che prevedono tutto tranne l’imprevedibilità dell’essere umano. Intanto, la concorrente di Cruise, Waymo, va avanti. «Offriamo decine di migliaia di corse a pagamento a settimana 24 ore su 24 a San Francisco e Phoenix e i nostri passeggeri hanno effettuato oltre 700mila viaggi completamente autonomi quest’anno», spiega al Sole 24 Ore un portavoce della società di Alphabet, holding che controlla Google. «Abbiamo risolto molte delle sfide tecniche e ora ci concentriamo sulla trasformazione dei veicoli autonomi in un business in espansione». Ma c’è un’altra big tech in campo: Amazon. O meglio, Zoox, la sua controllata con sede a Foster City, California, acquisita nel 2020 per una cifra dichiarata di 1 miliardo di dollari, attiva dal 2014. Sta lavorando su un robotaxi senza volante né pedali, i cui test sulle strade pubbliche sono iniziati a febbraio. «È progettata da zero per i clienti, non per un “guidatore umano”», spiega Roberto Dlacic, l’ingegnere che ha progettato la Renault tre volte campione del mondo di Formula E, oggi in Zoox. L’obiettivo? Rendere le strade più sicure. Il robotaxi di Zoox utilizza anche telecamere, radar e lidar come sensori ed è costruito appositamente fin dall’inizio per la guida autonoma. Da zero. Il risultato naturale dovrebbe essere un servizio pubblico, come Uber. L’azienda californiana testa la sua tecnologia anche con veicoli tradizionali adattati come la Toyota Highlander. La lista dei player della guida autonoma potrebbe finire qui. I più importanti costruttori, impegnati nel passaggio all’elettrico (Bmw, MercedesBenz, Hyundai, Polestar), sono un gradino sotto i robotaxi: il livello 3, il primo a parziale automazione. E Tesla? Con il suo discusso Autopilot (per gli incidenti e i relativi processi) è al livello 2. Quest’anno il ceo Elon Musk ha rilanciato, parlando di veri progressi entro il 2024. Quando potremo vedere davvero auto a guida autonoma nelle nostre città? Secondo un recente studio del McKinsey Center for Future Mobility non prima del 2030 (attenzione, solo il 2% sul totale del parco circolante in uno scenario base oppure meno del 10% in uno scenario accelerato). Con maggiore certezza entro il 2035 (tra il 20 e il 25% nello scenario base, intorno al 50 nello scenario accelerato). «Le funzionalità di guida autonoma – spiega Michele Bertoncello, partner McKinsey offriranno maggiori possibilità di trasporto condiviso in città, riducendo la congestione e lo spazio dedicato alle vetture “non in movimento”, visto che una vettura privata tipicamente rimane inutilizzata il 96% del tempo, e implementando funzionalità che riducano significativamente gli incidenti». Proprio entro il 2035, la guida autonoma potrebbe generare entrate tra i 300 e i 400 miliardi di dollari, sempre secondo McKinsey. E la maggiore sicurezza? La previsione degli esperti della Foundation for Traffic Safety di Washington è che anche solo l’utilizzo degli Adas più avanzati consentirebbe di evitare il 40% delle vittime della strada entro il 2040.